Se un giorno dovessi decidermi a fare quella cosa lì, quella di ritirarmi in un faro su in Islanda o alle Faroe, nello scatolone dei libri di poesia mi basterebbe metterci – oltre ai Fiori del Baudelaire – sicuramente “La terra desolata” di T.S.Eliot, giusto per ricordarmi come si fa poesia ad alti livelli.
I sat upon the shore
Fishing, with the arid plain behind me
Shall I at least set my lands in order?
London Bridge is falling down falling down falling down
Poi s’ascose nel foco che gli affina
Quando fiam uti chelidon – O swallow swallow
Le Prince d’Aquitaine à la tour abolie
These fragments I have shored against my ruins
Why then He fit you. Hieronymo’s mad againe.
Datta. Dayadhvam. Damyata.
Shantih shantih shantih
(E se non avete mai letto niente di Eliot, io, davvero, non so bene perché stiate qui a perder tempo con i miei inutili commenti)